martedì 6 giugno 2017

Barbara Stangalini - Amore d'altri tempi (Silly)

Era quel periodo dell'anno in cui tutto quanto pareva essere assopito e l'annoiante attesa s'impadroniva della gente che, sbuffando un po', usciva di casa ogni mattina con l'immancabile copricapo anelando il sole, e mentre il giovane portinaio sorseggiava il suo primo caffè, l'esile figura della giovane Silly che di solito con un gran fragore chiudeva la porta ed arrivava correndo con il giornale in mano, quel giorno scese in strada con fare misterioso e perplesso: sembrava serena e soprattutto fantasiosamente assorta, e cavalcava ogni pensiero come onde che giungevano limpide e veloci. 


Ridendo chiamò l'amica Livy, e concitatamente le comunicò la notizia che Kenny stava arrivando in città e non vedeva l'ora di reincontrarlo, di sapere se ancora fosse lo stesso di quando si erano conosciuti o se nel frattempo fosse cambiato. Kenny si era allontanato un anno e mezzo prima per portare aiuto ad un amico ed entrambi avevano a lungo lavorato ad un progetto che presto si sarebbe realizzato, misurandosi ogni giorno con le asprezze e le peripezie quotidiane della vita. Non era convinto che Silly lo avrebbe aspettato, tuttavia un po' lo sperava e non avrebbe mancato di cercarla quanto prima o almeno non appena fosse giunto in città.
Livy sorrideva e si divertiva ad ascoltare l'amica mentre raccontava continuamente di come avrebbe voluto che fosse la sua vita futura e di come Kenny ne facesse ormai parte da tanto tempo, e mentre i giorni trascorrevano, Silly si ritrovava a consultare il calendario cercando di indovinare come sarebbe stato il loro incontro che tardava un po' ad arrivare: i contrattempi imprevisti.......

Finchè un giorno, in un momento inatteso, il telefono squillò e Silly uscì di casa speranzosa avviandosi a passo spedito verso la solita panchina di sasso ove avrebbe dovuto incontrare Kenny, che a sua volta era tornato in città stancamente, sbuffando come uno spinterogeno, poco felice di ritrovarsi tra quelle pareti: se fosse una reazione tanto logica e normale non lo so, ma di sicuro di lì a poco si sarebbe recato all'appuntamento ed avrebbe sciolto ogni dubbio.

Camminò fino alla vecchia panchina di sasso e Silly, che lo stava attendendo impaziente, gettò uno sguardo all'orologio e finalmente al suo viso un poco invecchiato ed ai capelli con qualche filo bianco in più: lo stesso luogo, il medesimo scenario, mille cose da dirsi ma nessuno dei due sapeva come iniziare; in quel lungo periodo erano accadute tante cose, ma ora erano ancora uno di fronte all'altra pronti a riprendere da dove si erano lasciati. Era sempre stata una grande amicizia la loro, scaturita quand'ancora erano bambini sui banchi dell'asilo e correvano felici e spensierati nei cortili ora di una casa ora di un'altra e la sera stanchi si sedevano al tavolo di zio Kant ridendo a più non posso dei suoi divertenti sberleffi. Silly sapeva quanto un amore abbia bisogno di esprimersi, di correre lontano, di vivere, di fare progetti a lungo termine, e più guardava Kenny, più era certa di aver trovato in lui l'anima gemella, colui con cui poter condividere gioie e dolori, presente e futuro; Kenny era colui che conosceva da sempre, colui che sapeva indovinare i suoi momenti bui, i suoi attimi di tristezza, di euforia, colui con cui amava parlare delle sue piccole vittorie, dei suoi successi; forse non sarebbe stata come Giulietta ma sicuramente quell'uomo le infondeva serenità e non avrebbe atteso altri dieci anni senza poter dividere con lui le sue giornate. Livy tornava quasi ogni sera all'imbrunire, chiudeva la porta di casa ed iniziava a rimestare destreggiandosi tra le pentole, sfornando manicaretti che il giorno seguente sarebbero finiti sulle tavole dell'asilo del quartiere; in genere Silly la raggiungeva per gustare assieme un thè caldo e chiacchierare fino a tarda ora. Livy aveva gli occhi sempre malinconici, nostalgica ragazza dai lunghi capelli castani, che raccoglieva le confidenze dell'amica e ne sorrideva semplicemente; non se n'era più andata dalla città da quando Horl l'aveva abbandonata, tuttavia il suo cuore non aveva mai smesso di sperare. Il tempo non aveva scalfito la loro amicizia, e Kenny ora a tratti squadrava un po' Silly, che veramente incarnava il suo ideale di amore, un amore super, un po' timido ma sincero, ed era ciò per cui Silly gioiva, volteggiando nella sua casa, cantando, ridendo e sorridendo di sé, anima pulita di unica tenerezza, che già si vedeva con indosso un lungo abito bianco senza drappi ma con quel qualcosa che lo avrebbe caratterizzato, nel suo giorno più felice che avrebbe segnato l'inizio di una nuova vita insieme, bella e spensierata.

Livy lanciò uno sguardo mentre Kenny assorto leggeva il giornale sul balconcino facendogli un breve cenno di saluto con la mano, ricambiata con un sorriso lieve. Era strano come in certe giornate Kenny fosse impenetrabile, era un lato del suo carattere che Silly non aveva mai amato, come se vi fosse qualcosa di sé stesso che egli non amava raccontare oppure ancora non ne era pronto, ma ciò non era preoccupante e lei sapeva che insieme avrebbero superato tutti gli ostacoli man mano e qualora si fossero presentati. Quel giorno entrò nel negozio con voce squillante e la commessa le mostrò una vasta gamma di abiti di ogni tipo finché dopo ore, fra note di stanchezza, uscì gongolante e radiosa con un abito degno di una principessa delle fiabe, mentre nel frattempo, sulla strada parallela, quel gran simpaticone di Musty arrivava con la sua rombante motocicletta ed uno zaino pieno di libri sorridendo scanzonato, e sembrava dire a Silly di pensarci e ripensarci, perché in realtà l'idea che di lì a poco l'amica avrebbe indossato quell'abito lo lasciava con non poco stupore che sapeva di nota stonata e dolente. Kenny quella sera non scese a salutarla e Livy non la chiamò per la consueta chiacchierata, le loro finestre rimasero illuminate fino a tarda notte di una luce che si stagliava netta tra le tante tapparelle chiuse, e una melodia che sembrava una triste musica di fado si udì nell'aria a definire una mesta malinconia di quella stagione. E trascorsero anche quei giorni, e finalmente fu quella giornata di festa creata il settimo giorno per dedicarsi al riposo, ma Kenny ombroso pareva adattarsi con difficoltà a quella vita dopo tanto tempo, e Silly lo notava da ogni sua espressione o dai mutamenti del tono di voce. Qualcosa stava cambiando e lo capiva ma nonostante tutto ci sperava in quell'amore, e se amore non era forse tutto avrebbe avuto una fine ancor prima del suo tempo, e mentre Musty sornione anche quel giorno arrivava sulla sua motocicletta, Silly silenziosa scese le scale con l'abito in mano, perché solo una volta lo avrebbe indossato, ed avrebbe tanto voluto che fosse per sempre.

Era strano il modo di avviarsi verso la panchina di sasso ove Kenny avrebbe dovuto raggiungerla, il
suo passo non era più veloce bensì lento ed apparentemente stanco, come se in quei gesti vi fosse una sorta di rassegnazione; si sedette con le mani in grembo guardando nervosamente l'orologio, ed attese spasmodicamente quell'uomo che tardava ad arrivare, e poi lo attese ancora supponendo che avesse avuto un contrattempo, il solito imprevisto dell'ultimo minuto, finché dopo ore, quando il sole dolcemente calava ed i colori decisi si disegnavano all'orizzonte, iniziò a realizzare che il suo Kenny non si sarebbe presentato all'appuntamento, né quel giorno né mai.

Tornò allora sui suoi passi come una donna affranta ed avvilita, una donna a cui era appena sfumata
tutta una vita, sola su quella strada con l'abito bianco tra le mani, e gridò tutta la sua rabbia disperata perché tutto l'amore che provava era stato in un attimo tradito e tremendamente calpestato.

Forse un giorno lontano avrebbe compreso il motivo di quel gesto ed avrebbe perdonato, forse un giorno avrebbe smesso di soffrire, ma l' istinto di Kenny non sbagliava e non avrebbe mai fatto della propria vita una sola e grande infelicità, e non avrebbe mai più voluto vedere il viso di Silly affranto dal dolore, e non avrebbe più cercato di suonare a quella porta per udire la sua voce; non credeva che tutto ciò sarebbe accaduto, ma quel grande amore che pensava di provare era irrimediabilmente finito, svanito, come se si fosse dissolto all'improvviso, come se non avesse resistito a quegli anni. D'impeto si ritrovò in corridoio ed iniziò a percorrere quei pochi metri, e solo quando vide una luce filtrare dalla porta si fermò e bussò timidamente finché si aprì e la leggiadra figura di Livy si stagliò sulla soglia, con la dolcezza nello sguardo di chi da tempo si celava nell'ombra attendendo quell'istante, e mai come allora Kenny fu felice di vedere quel viso.

Era una sera strana, era una sera diversa, un'atmosfera in cui si poteva sentire qualcosa che ancora non si riusciva ad afferrare in tutta la sua essenza, era una sera apparentemente quieta, il selciato del cortile emanava ancora un po' di calore, era la sera che vide trionfare quell'amore su ogni altra cosa...era la sera.

Le luci dell'aeroporto si rimpicciolivano man mano che si allontanavano, l'aereo lentamente si avviava verso la pista di lancio e di lì a poco si sarebbe staccato dalla terraferma; quei giorni sarebbero diventati ricordi da rinnovare nel tempo ed avrebbero determinato il percorso di questa vita. Si sa che l'amore ha mille volti diversi, anche se il volto dell'amore è sempre il più bello, e se un giorno vi racconteranno una storia, sedetevi e ascoltate perché potrebbe essere importante..perchè quella è la storia e perché in quella storia vivrà sempre un po' di ognuno di noi.

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