lunedì 2 giugno 2014

Marco Maresca - Samsung Galaxy

"Cosa stai leggendo?", le chiede, mentre si sdraia sul suo lato del letto. In realtà lo sa benissimo: è scritto a chiare lettere sulla copertina.
"Oriana Fallaci", gli risponde lei, scandendo bene le lettere che compongono il nome dell'autrice, con aria di sfida. "Lettera a un bambino mai nato".
"Certo che vi ha proprio fatto il lavaggio del cervello quella stronza".
"Ma cosa ne sai?", replica lei, a voce più alta del normale. "E' interessante quello che dice".
"Senti, Chiara. Ti racconto una storia. Però non interrompermi, ti prego".
L'aveva già sentita una decina di volte quella storia, ma per non peggiorare la situazione non l'avrebbe interrotto.
"Hai presente Lorenzo Cherubini?".
Lorenzo Cherubini. Non Jovanotti. Altrimenti il solenne discorso avrebbe perso di credibilità.
"Nel 2002 Lorenzo Cherubini ha fatto un album, Il quinto mondo, che inizia con una canzone intitolata Salvami. Un brano contro la giornalista scrittrice che ama la guerra / perché le ricorda quand'era giovane e bella. Capisci? Parla di quella stronza lì che stai leggendo tu. Un gran disco, ma a differenza degli album precedenti non se l'è cagato nessuno. Son bastati due versi per rischiare di compromettere una carriera".
"Beh, meno male! Questi cantanti che fanno la predica dal pulpito hanno rotto le scatole", risponde lei. Un dubbio le passa per la testa: l'ha interrotto mentre parlava? Forse no. Forse le è andata bene: Mauro aveva finito il suo discorso.
Gli rimaneva da fare soltanto una piccola puntualizzazione: "Ah, però quella troia che leggi tu, i sermoni li può fare. Può decidere anche chi ha diritto di vita e di morte".
Chiara inspira rumorosamente quel tanto di aria che basta per emettere poi uno sbuffo. "Buonanotte!", esclama, con l'idea di tagliare corto.
"Se vuoi ti suggerisco io qualcosa da leggere: c'è il racconto di Daniele, il mio amico. E' la terza volta che partecipa ad un concorso letterario. Ha deciso che scriverà racconti che parlano sempre dello stesso argomento, finché qualcuno non lo farà vincere. E, fidati, scrive cose molto più interessanti di quell'ipocrita lì. Buonanotte, comunque", risponde Mauro, come se nulla fosse. Chiude gli occhi e si addormenta.
Chiara lo guarda incredula. Va avanti a leggere ancora un po', poi posa il libro sul comodino, dal quale afferra il suo iPhone. Dà un'occhiata alla pagina Facebook di Andrea, il suo ex. Lo sguardo le cade su un paio di foto da lui pubblicate proprio oggi. Le ha scattate dalla sua casa al mare. Si vede una distesa di scogli, al di sopra della quale un gabbiano è ritratto durante le varie fasi del volo.

Chiara sa esattamente cosa passava per la testa di Andrea mentre pubblicava quegli scatti. Le risulta impossibile da capire, invece, quali siano i pensieri di Mauro. La maggior parte delle volte è sfuggevole. Su alcuni argomenti, invece, ha idee rigide, inflessibili. Una dote raramente riscontrata negli uomini da lei conosciuti. E Chiara si pente, quasi, di aver troncato la conversazione augurandogli la buonanotte. Gli ha dato modo di sottrarsi al confronto. Ma, d'altronde, a lui per sfuggire alle discussioni è sufficiente girare la schiena dall'altra parte e addormentarsi. Fosse facile, per Chiara, addormentarsi... Per adesso può soltanto posare l'iPhone, spegnere la luce e prepararsi ad una notte insonne. L'ennesima.

"Dai, Chiara, svegliati! Sono le otto. C'è quel cazzo di corso prematrimoniale con Don Antonio. Dai, che se tutto va bene è l'ultima puntata".
La voce di Mauro, quando è così secca, non è il miglior modo per iniziare la giornata. Chiara aveva preso sonno da circa un'ora, dopo una notte passata a guardare il soffitto. Nonostante ciò fa finta di niente. E' abituata, ormai. Si alza, fa colazione, si prepara per uscire.
Mauro è già pronto. Ci ha messo dieci minuti in tutto.

"Come sapete vi ho convocati in questo bel posto per l'ultima tappa del nostro percorso insieme. In questa giornata vi chiedo solo di riflettere su tutte le cose che ci siamo detti. Per fortuna il convento che ci ospita ha degli spazi molto estesi e ben suddivisi: le signorine potranno decidere dove andare; i maschietti, invece, prenderanno uno degli spazi rimanenti. Stasera le coppie si riuniranno e capiranno se sono pronte per il passo successivo. Potrete passare la giornata come vorrete. Il mio consiglio, però, è di riservarvi almeno un momento per riflettere su ciò che state per fare. E' importante".

Finita la predica di Don Antonio, dal bagagliaio della macchina di Mario fuoriesce un pallone da calcio, come accade ogni volta che Mauro si trova in una situazione nella quale non ha voglia di immergersi totalmente. Nei pomeriggi che seguono i pranzi con i futuri suoceri, ad esempio. In quelle occasioni, Mauro si diverte a palleggiare con Osvaldo, il pastore tedesco tanto caro al padre di Chiara. A Mauro piace giocare con Osvaldo perché il loro rapporto si basa sugli sguardi e per giocare con lui non è necessario parlare. Se gli esseri umani potessero basare tutta la propria comunicazione semplicemente sugli sguardi, Mauro sarebbe l'uomo più felice del mondo. Il pallone è d'obbligo anche quando porta al parco il suo nipotino Simone, di sei anni, che tutte le volte si mette a fargli domande sui perché della vita: perché la mamma parla sempre male del papà con le sue amiche mentre lui non c'è, perché lo zio non butta via quella Punto mezza scassata e si compra una bella Golf, e soprattutto l'interrogativo che da qualche settimana non gli dà pace: perché il papà gli ha comprato la Playstation ma poi non lo fa giocare a Call of Duty.

Evidentemente, Mauro non ha tanta voglia di immergersi nemmeno nel corso prematrimoniale. A maggior ragione nell'ultima puntata, come la chiama lui. Ma grazie alla trovata del pallone, il gruppo dei maschi sa come impegnare la giornata. Le donne, invece, si sentono sperdute. In teoria dovevano essere loro a decidere quale spazio occupare. Ma forse è meglio così. Una tacita intesa le porta a prendere possesso del bel chiostro situato all'interno delle mura del convento. Mentre Mauro si autoelegge capitano della propria squadra e la sua voce risuona per tutto il piazzale esterno nel comporre le formazioni, tra le future spose regna il gelo. Il silenzio più totale. Un silenzio al quale forse soltanto Chiara è abituata, perché è lo stesso delle sue notti insonni.

Alcune esponenti del gruppo delle donne rompono il ghiaccio ed iniziano a chiacchierare l'una con l'altra. Nel giro di poco tempo, si formano dei gruppetti di tre o quattro ragazze. Chiara rimane sola. E' seduta all'ombra della grossa magnolia situata al centro del chiostro. E, per volontà di Don Antonio, non ha con sé nemmeno il suo iPhone a farle compagnia. Guarda fissa il vuoto, sperando che prima o poi sopraggiunga il sonno che quella notte le è mancato.

Il tocco di una mano le sfiora il braccio sinistro.
"Ti manca da morire, o sbaglio?", le chiede la sconosciuta, che nel frattempo si è seduta di fianco a lei.
"E tu da dove salti fuori?", chiede Chiara, seccata.
Non era una delle future spose.
"Anch'io vengo qui ogni tanto, ma per motivi diversi dai tuoi", le risponde la sconosciuta, sorridendo.
"E cosa sei? La donna di servizio delle suore?".
"No. Sono una Sorella anch'io. Suor Maria Speranza. E tu chi sei?".
"Mi chiamo Chiara. Come mai non sei vestita come loro?", chiede la ragazza, non più indispettita ma semplicemente curiosa.
Quel loro provoca una sonora risata di Suor Maria Speranza. "Sono quella che chiameresti una suora laica. Faccio quasi tutto quello che fanno loro, e non faccio ciò che loro non possono fare. Però esercito la mia missione in quello che è il nostro mondo. Quello di tutti i giorni, che è anche il tuo".
"Beh, non sei veramente nel nostro mondo. Ti perdi la componente più piacevole del nostro mondo". In realtà non lo pensa veramente, anche se lo afferma con tono di pesante superiorità. E non perché pensi che ci sia qualcosa di meglio del sesso, ma perché semplicemente per Chiara da tanto tempo, o forse da sempre, l'atto sessuale non è un piacere.
"E tu invece non hai la fortuna che ho io, nel mio mondo".
"Quale sarebbe?", chiede Chiara, stavolta con autentica curiosità.
"Io ho scelto di diventare suora perché sono innamorata di un uomo di duemila anni fa, che ormai non è più nemmeno un uomo, ma è solo un'idea. E' immensamente gratificante amare un'idea: non ti delude mai. E' sempre esattamente come vorresti che fosse. Tu non hai avuto questa fortuna, e ti tocca amare un uomo in carne ed ossa. Che non reggerà mai il confronto con l'ideale, e ti deluderà ogni giorno. Ma chi te lo fa fare di sposarti? Sei consapevole di ciò a cui vai incontro?".
"Vorrei soltanto che fosse diverso. Almeno un po'...".
"Forse anche tu, senza accorgertene, lo stai confrontando con un'idea. Chi è che ti manca da morire? Chi è che per te è ormai diventato un'idea? Come si chiama?".
Chiara non si aspettava un simile interrogatorio. Prova ad accennare una risposta, anche se le costa fatica. "Si chiama Andrea. Ma, credimi, una storia con lui sarebbe stata impossibile. Ora sto con Mauro".
"E vuoi sposarlo? Sei sicura?".
Chiara chiude gli occhi. Sospira. Li riapre immediatamente, e sono umidi. Qualche lacrima le scorre sul viso.

"Vedi, Chiara, il tempo non c'entra niente con la qualità del sentimento. Forse il tempo non...".

"Sì. Voglio sposare Mauro", afferma Chiara a voce alta, con tono deciso, interrompendo ciò che Suor Maria aveva ancora da dire. Probabilmente qualche disquisizione filosofica sul fatto che il tempo percepito dall'uomo sia un concetto di scarsa importanza per l'ottica religiosa.
Chiara è convinta. Vuole Mauro accanto a sé come marito. E lo ribadisce, con la stessa fermezza di voce, la stessa sera, davanti a don Antonio. Anche Mauro afferma di voler sposare Chiara. Ma non sta pensando per davvero al significato della sua affermazione. E' ancora concentrato su un inaspettato gol in rovesciata che ha segnato nel pomeriggio.

Il matrimonio di Chiara e Mauro è uno dei pochi in cui la sposa arriva prima dello sposo. Nessuno è preparato alla circostanza. Nell'attesa, Chiara mantiene fisso lo sguardo verso il vuoto, proprio come aveva fatto quel giorno all'ombra della magnolia.

Con qualche minuto di ritardo, giunge sul sagrato della chiesa un grosso SUV bianco. A guidarlo è Massimo, il fratello di Mauro, il padre di Simone: il bimbo che si chiede i perché della vita. Fermandosi, Massimo abbassa il finestrino e mostra a tutti i presenti un sorriso smagliante. Il fratello dello sposo è molto elegante nel suo smoking nero. In molti pensano che i ruoli siano invertiti, e che sia lui lo sposo. Sembra che si stia presentando al proprio matrimonio per la seconda volta.

Mauro scende dal veicolo mantenendo lo sguardo rivolto verso il basso. Indossa un completo grigio da consulente assicurativo, per niente adatto all'occasione.

Chiara rivolge lo sguardo verso l'entrata della chiesa, e suo padre le porge la mano. Il padre è  emozionato: entro breve la porterà all'altare. Negli ultimi tempi aveva quasi dubitato di farcela: all'età di Chiara era già sposato da più di dieci anni. Ma per fortuna era arrivato Mauro: uno con le idee ben chiare, uno che non si fa tante domande, uno che non si lascia contagiare dai dubbi e dai tentennamenti della donna con cui sta.

Don Antonio è già in chiesa e cammina avanti e indietro. E' nervoso. Teme che nemmeno venti lezioni del corso prematrimoniale siano sufficienti a far entrare nella testa degli sposi l'importanza del sacramento del matrimonio.

Mauro, senza stabilire contatto visivo con i presenti, si gira per un istante verso l'automobile e con mano tremante estrae il suo Samsung Galaxy dalla tasca della giacca. Sblocca il display sbagliando un paio di volte la combinazione. Apre Facebook. Va sulla pagina di Marzia. L'ha conosciuta qualche mese prima della fatidica scelta di frequentare Chiara.

Informazioni.

Situazione sentimentale.

Come ogni giorno negli ultimi cinque anni, anche oggi ottiene la sua risposta rassicurante.


Single.

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